Recensione del singolo sanremese passato in sordina ma di grande eleganza
L’allargamento del numero di partecipanti al Festival di Sanremo ha portato, negli ultimi anni, anche ad un allargamento della proposta con la conseguente maggior facilità di allargare il bacino di pubblico di interessati. Nomi come quello di Joan Thiele rientrano perfettamente all’interno di questo tipo di operazione che, di fatto, ha permesso al pubblico di scoprire nuovi talenti e, contemporaneamente, a tanti emergenti artisti di nicchia di godere di un palcoscenico importante attraverso cui tentare una scalata di fortuna. Non a tutti, questo va detto, il miracolo è, però, riuscito. Consapevoli che, però, nemmeno tutti hanno provato a farlo avvenire il miracolo.
In un certo senso, la cantautrice di Desenzano del Garda rientra in questo secondo gruppo. La sua “Eco“, di fatto, ha voluto presentarla al grande pubblico esattamente per com’è senza dover ricorrere a ricette di successo facili per approfittare dell’occasione e conquistare le classifiche con un prodotto piuttosto che con un ritratto autentico di sè.
Non è, quindi, un caso che “Eco” racconti proprio di questo: il coraggio di affrontare le proprie paure tenendo fede alle idee che maggiormente ci rappresentano e ci raccontano. Idee che, in questo caso, sono rappresentate dalla scrittura personale di Joan Thiele che, oltre al testo, si è occupata anche della composizione della musica (insieme a Federica Abbate, Emanuele Triglia e Mace) e della produzione della canzone stessa.
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Idee, voce e alternatività commerciale |
“Le idee hanno più potere della rabbia. Difendile”. Da qui parte il racconto, anche visivo, della ‘Eco‘ che Joan Thiele sente risuonare dentro di sè. “Il tempo è una linea che cambia” riflette tra i versi la cantautrice lombarda giocando tra i condizionali in un ritornello che guarda, in forma ipotetica, alle possibilità offerte dalla vita e alle strade alternative che queste aprono davanti a ciascuna scelta. La voglia è quella di dire che “contano sempre di più le idee”, quelle che sono capaci di dare un senso arricchente.
In tutto questo racconto di alternatività e di coraggio di idee si inserisce la voce di Joan Thiele che abbraccia una strumentale di chitarra elettrica e di basso con un’eleganza innata e inusuale nel panorama musicale di oggi. La sua timbrica si apre chiara con un suono soffuso ed una modulazione ristretta aumentando la portata di un canto alternativo, elegante e stimolante per l’ascoltatore attento.
L’obbligo di una riscoperta |
E’ normale che all’interno di un marasma sanremese troppo rapido e troppo denso di proposte, la proposta alternativa non sempre arrivi a destinazione da subito. L’invito, però, è quello di prendersi ora del tempo e andare a riscoprire un gioiellino di autenticità alternativa. Le opportunità di scoprire una canzone capace di trasportare nel proprio mondo con qualità e senso di novità sono numerose. Joan Thiele si rivelerà essere una voce riconoscibile, un’autrice capace ed una musicista cosciente di sè, del proprio valore e di una proposta musicale capace di risultare attuale ed insieme passata, propria ed insieme universale. Buona riscoperta.
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