Sanremo 2025, le pagelle della seconda serata

Tutte le pagelle delle esibizioni dei 15 Big in gara stasera

Rocco Hunt – Mille vote ancora

Rocco Hunt, nelle sue due precedenti partecipazioni al Festival, ha sempre parlato della sua terra e, anche stavolta, non si discosta dalla stessa tematica, sviluppata attraverso un omaggio alle proprie radici, un senso di nostalgia per gli anni della giovinezza e la solita, prevedibile, denuncia sociale. Il pregio è nel tentativo, almeno a livello di testo, di voler recuperare l’autenticità rap degli esordi, pur nella forzata dimensione da tormentone che ha abbracciato negli ultimi anni. VOTO: 5,5

Elodie – Dimenticarsi alle 7

La proposta che ci si aspetta oggi da Elodie: un prodotto costruito a tavolino dai suoi autori di fiducia solo per funzionare e per conquistare tre mesi di rotazione radiofonica, senza grandi intenti artistici dietro. La canzone non parla di niente, diciamolo: è figlia dell’attuale, ed effimero, pop contemporaneo e a tentare di salvarla è lei con una performance che, finalmente, torna a mettere la sua voce in primo piano e prova a riproporre un cantato più vicino a quello dei suoi esordi. VOTO: 5,5

Lucio Corsi – Volevo essere un duro

È forse il nome più inaspettato tra quelli in gara quest’anno, ma anche una delle proposte più compiute, identitarie e che riescono a distinguersi in mezzo alla grande omogeneità data dalle tante canzoni scritte dal solito giro di autori. Canta “quanto è duro il mondo per quelli normali” e lo fa suonando prima pianoforte e poi chitarra elettrica, in un mix tra cantautorato e glam rock. Sorpresa.
VOTO: 7

The Kolors – Tu con chi fai l’amore

La band di Stash riesce ad avere un sound sempre personale, martellante e orecchiabile e, anche in questa occasione, ha sfornato un brano pronto ad accompagnarci fino all’estate. Questo è, però, anche il suo limite: il terzo tentativo, nel giro di un solo anno, di provare a proporre un tormentone sempre molto simile a quelli precedenti, servendosi di tutti gli stratagemmi del caso, dà già un senso di saturazione, soprattutto perché non si avverte alcuna voglia di crescita a livello di contenuti. VOTO: 6

Serena Brancale – Anema e core

Sul palco si nota tutta la preparazione di un’artista strutturata che, però, per ottenere consensi e visibilità, e quindi agganciare anche un posto tra i Big a Sanremo, ha dovuto cedere alle regole di TikTok con la sua recente hit “Baccalà”. E qui, pur non sfociando nel trash come in quell’occasione, risulta evidente la stessa, affannosa, corsa verso ciò che funziona, come dimostra anche la presenza di Federica Abbate e Jacopo Ettorre tra gli autori. VOTO: 4,5

Fedez – Battito

L’ispirazione per questa canzone sembra averla trovata in “Lasciami” dei Modà: parlare alla depressione come se fosse una donna e, per un argomento così sentito, era lecito aspettarsi qualcosa di diverso dalla riproposizione di un’idea già vista solo due anni fa sullo stesso palco. Lui la propone con un rap inquieto che si perde un po’ nel ritornello a tutto autotune. Da salvare le strofe, in cui Fedez torna a rappare come negli esordi, sperando sia un nuovo inizio per mostrarsi più artista che personaggio mediatico. VOTO: 5,5

Francesca Michielin – Fango in paradiso

Francesca non aveva mai parlato d’amore in maniera così viscerale e intima e, dall’interpretazione intensa e sofferta portata sul palco, risulta evidente come tenga particolarmente a questa ballata elegante e dal sapore classico che ci auguriamo non venga schiacciata da altre proposte femminili molto più commerciali e in linea con l’attualità del mercato, ma che possa avere il tempo per arrivare al pubblico con la calma di cui necessitano queste proposte. VOTO: 7

Simone Cristicchi – Quando sarai piccola

Racconta la malattia della madre, facendo riflettere su come i nostri genitori, invecchiando, tornino un po’ bambini con parole che avevano già commosso alla sola lettura e che lui riesce ad elevare ancora di più sul palco puntando unicamente sulla sua sensibilità interpretativa. Un insieme da cui traspare una delicatezza lacerante, una poesia carezzevole e un’umanità sconfinata. La standing ovation della platea parla chiaro e dice che sì, abbiamo ancora un gran bisogno di musica che emozioni. VOTO: 9

Marcella Bella – Pelle diamante

Un brano forzatamente, e inutilmente, moderno e giovanilistico per un’artista che, in oltre 50 anni di carriera, il proprio meglio l’ha dato nelle ballad. Sembra, da una parte, provare ad inseguire il trend trovato l’anno scorso dai Ricchi e Poveri e, dall’altra, cercare lo stesso tipo di inno all’autodeterminazione che era “Pazza”, diventato un vero e proprio manifesto per Loredana Bertè. Il risultato finale rimane, però, lontano anni luce da entrambe le proposte. Rischio ultimo posto. VOTO: 3

Bresh – La tana del granchio

Esordio all’Ariston per il rapper-cantautore che punta su immagini suggestive e curiose, legate al mare, in un brano che suona bene risultando, però, più criptico che immediato. E, in una gara con altre ventotto proposte, rischia di non dare il risalto atteso da un artista non ancora noto al grande pubblico. VOTO: 6

Achille Lauro – Incoscienti giovani

Veste inedita all’Ariston per Lauro che, dopo gli eccessi delle sue prime partecipazioni, si presenta sul palco in chiave intima, profonda e cantautorale (anche se la canzone è scritta insieme ad altri sei autori). La sua è una classica ballad sanremese, emozionante, solenne, quasi dai toni cinematografici, e riesce a stupire proprio perché ci mostra un artista che, finalmente, non cerca più nessuno stupore forzato. Notevoli passi avanti anche dal punto di vista vocale.
VOTO: 8,5

Giorgia – La cura per me

È riuscita a trovare con questo brano tutto quello che le era mancato due anni fa con “Parole dette male“: c’è la conferma di uno stile elegante e della ricerca di una strada in bilico tra la tradizione della struttura e la modernità del flow utilizzato nelle strofe, ma c’è soprattutto, e finalmente, un ritornello potente, efficace, deciso e uno special che le dà la possibilità di far esplodere tutta la sua potenza vocale. Il sostegno della stampa c’è, se ci sarà anche quello del televoto ha altissime possibilità di vittoria. VOTO: 9,5

Rkomi – Il ritmo delle cose

Rkomi ha avuto un anno da campione di vendite ma il suo successo è andato poi velocemente a sfumare, anche a causa di una timida partecipazione a Sanremo nel 2022. Ora prova a risalire la china con questo rap che cerca di mettere tanta carne al fuoco, in un’accozzaglia di musica e parole che risulta terribilmente trasparente. Non si notano miglioramenti neanche nell’esibizione e anzi, quelle vocali aperte così esasperate risultano ancora più fastidiose. VOTO: 3

Rose Villain – Fuorilegge

Esattamente come l’anno scorso, Rose Villain era indecisa se presentare una ballad o un up-tempo e, quindi, ha puntato su un confuso ibrido tra i due mondi, che parte come una ballad e sfocia poi in una dimensione urban piuttosto grezza. I richiami a “Click boom!” sono evidenti e la domanda risulta, così, scontata: era proprio obbligatorio riservare un posto a un’artista che ha presentato la stessa canzone per due edizioni consecutive? Stasera, in più, ci sono molte imprecisioni vocali soprattutto nel finale. VOTO: 4,5

Willie Peyote – Grazie ma no grazie

Dopo la partecipazione di quattro anni fa, che gli è valsa il Premio della Critica, questa sua nuova presenza festivaliera non può che lasciare l’amaro in bocca. In un brano che, all’inizio, strizza l’occhio a “Mas que nada” e che, nei cori del ritornello, si rifà un po’ troppo a “Stayin’ alive”, cerca di parlare delle storture della nostra epoca non andando però mai veramente in profondità e anzi, cavalcando un po’ troppi luoghi comuni che risultano telefonati. VOTO: 5

Classe '92, il sogno della scrittura l'ho lasciato per troppo tempo chiuso in un cassetto definitivamente riaperto grazie a Kekko dei Modà, il primo artista ad essersi accorto di me e a convincermi che questa è la strada che devo percorrere. Per descrivere il mio modo di raccontare la musica utilizzo le parole che mi ha detto una giovane cantautrice, Joey Noir: "Grazie per aver acceso la luce su di me quando si sono spenti i riflettori". Non faccio distinzioni tra la musica che è sotto i riflettori e quella che invece non lo è, perchè l'unica vera differenza dovrebbe essere tra musica fatta bene e musica fatta male.