Atipico pubblica ‘Scarpe‘, un EP che contiene cinque tracce che raccontano i suoi sogni
‘Scarpe‘ è il nuovo EP di Atipico, un artista abruzzese che ha deciso di rimanere nella sua terra e di usare la sua musica per raccontare le sue emozioni. ‘Scarpe’ è un breve racconto di cinque canzoni in cui si vuole far notare le varie fasi che ognuno di noi può incontrare e deve a tratti combattere e a tratti accettare: la perdita (Resta Qui), l’illusione (Una Sorella), il silenzio, l’attesa e la rinascita (Rime Inutili), le tentazioni e gli errori (Ricominciare), i sogni (Scarpe). Lo sento al telefono per farmi raccontare il suo percorso artistico e di com’è nato questo lavoro discografico.
Ciao Andrea, come stai? Ti faccio subito una domanda: da cosa nasce il nome Atipico?
«Molto bene grazie! Il nome nasce da un modo di essere, di vivere e di approcciarmi. Sono innamorato della semplicità delle cose e della loro essenza , dovrebbe essere la normalità ma ad oggi non è più così e quindi siamo noi i diversi. Sono Andrea D’Orazio sono nato a Lanciano e cresciuto a Sant’Eusanio del Sangro, un piccolo paese in provincia di Chieti in Abruzzo. Il legame con le mie origini e la mia terra è molto forte al punto tale che non ho mai valutato l’opzione di scappare per raggiungere i miei sogni, bensì di provare a farlo partendo e tornando sempre dal luogo in cui sono nati e dove mi sento protetto. Trovo la mia pace nei silenzi e in chi riesce ad ascoltarli. La mia musica nasce da tutto quello che vivo, osservo e quello che non riesco a dire.»
Ho ascoltato il tuo EP, ci sono tracce molto interessanti, mi ha colpito questa frase di ‘Rime inutili‘: “questa stupida canzone che stupida non è, se quando la canto ti fa ridere”, per poi cambiare nel verso successivo in “ti fa vivere”. Qual è secondo te il potere che può avere la musica?
«La musica può essere tutto. Se una canzone è in grado anche solo di farci liberare la mente per qualche minuto può considerarsi magico. Rime inutili è la canzone che sento più mia, per una persona come me che è sempre attenta a non sbagliare, non cedere, cerca di arrivare ovunque, quando capitano momenti un po’ spenti sembra sia una tragedia invece in questo brano ho messo tutto il bello che circonda la nostra vita, il bello nella semplicità ed è anche un ringraziamento alla musica perché le canzoni sono delle rime inutili che a volte ci salvano la vita».
In genere mi piace chiedere agli artisti che intervisto per la prima volta, qual è il modo in cui hanno cominciato a fare musica. Qual è il tuo ricordo da piccolo?
«I primissimi approcci sono stati con una batteria giocattolo con la quale provavo a portare il tempo mentre ascoltavo il Walkman. Poi con il tempo ho iniziato a studiare chitarra e da lì non mi sono più staccato da questo mondo, avevo 8 anni».
In che modo nascono le tue canzoni? Parti prima dal testo o dalla musica? Hai uno strumento preferito che ti consente di scriverla?
«Poche volte mi metto a cercare una canzone, in genere cerco di contaminarmi al massimo e immagazzinare immagini ed emozioni e poi vengono fuori in musica. Il mio strumento è la chitarra ma per la scrittura utilizzo anche il pianoforte. Ad esempio con Scarpe, che è la canzone che dà il titolo all’ep mette insieme una serie di immagini, di dialoghi e di sogni; sogni quasi banali, come una fede al dito che al giorno d’oggi rappresenta sempre più un miraggio, considerati i tempi in cui viviamo. Si vede gente che avrebbe tutto da godersi nella vita ma che non smette di toccare il fondo, e poi la speranza: un bambino che corre leggero e incosciente, libero da ogni forma di tecnologia e anestesia sociale e tira un calcio ad un pallone, dimostrando che c’è ancora tempo per prendersi un sogno».
Con questo ep hai raccontato le emozioni, ce n’è una che ti sta particolarmente a cuore?
«Sono un sognatore ma mi emoziono con le piccole cose. Nel brano Una sorella tocco uno dei miei punti deboli da sempre. Mi capita spesso di pensare come sarebbe stata la mia vita se a dividerla con me ci fossero stati una sorella o un fratello. A volte il pensiero e l’immaginazione hanno toccato vette tali da poter quasi vedere immagini, chiacchierate, discussioni e tutto ciò che ne concerne. È nata così “Una Sorella”, immaginando di parlare ad una persona a cui avrei donato la mia anima e le mie fragilità; come se, anziché scrivere, sognare ed illudermi, l’avrei guardata e ne avrei fatto uno splendido ritratto».
Da dove prendi l’ispirazione?
«Da quello che vivo e quello che sento. Tutto ciò che sento lo metto dentro le canzoni, mi piace l’idea di vivere attraverso la musica nel bene e nel male. ‘Resta qui’ parla di un angelo che porto sempre dentro di me ed è stata la persona che più ha creduto nel sognatore che sono sempre stato».
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