Dopo l’uscita di quattro EP, uno per ogni stagione, dall’autunno del 2023, all’estate del 2024, oggi Brando Madonia pubblica ‘America qui‘
‘America qui‘ è il nuovo singolo di Brando Madonia, cantautore siciliano che si distingue per la sua scrittura diretta e per gli arrangiamenti che hanno il respiro della musica suonata che più ci piace. Possiamo dire che Brando è figlio, ma anche “nipote” d’arte, figlio di Luca Madonia, stimato cantautore, e quindi di conseguenza anche nipote d’arte, in quanto cresciuto in quell’aria culturale che si respirava attorno alla figura di quel genio di Franco Battiato. Brando si è laureato al DAMS e si è specializzato in composizione musicale per film a Roma. Ha aperto concerti di Max Gazzè, Daniele Silvestri e di Carmen Consoli. Brando dopo un anno intenso che lo ha visto pubblicare quattro singoli ep dedicati alle quattro stagioni, dall’autunno del 2023 all’estate del 2024. Oggi pubblica ‘America qui’, una fotografia della nostra società che ha come modello, dopo decenni di consumismo, quello del sogno americano. Sento Brando per farmi raccontare com’è nato questo suo ultimo brano, del tour che lo ha portato in giro per l’Italia nelle ultime settimane e dei progetti futuri.
Ciao Brando, come stai? Cosa ci vuoi raccontare con questo brano?
«Mi piace pensare che ‘America qui’ sia lo specchio di una società ormai accartocciata su se stessa, siamo come in preda a un edonismo importato dagli Stati Uniti già da diversi anni, ma che oggi è diventato ancora più caciarone, caotico. Ho come l’impressione che l’americanizzazione delle nostre vite riguardo ogni aspetto dell’esistenza, anche quando non ce ne accorgiamo. Ogni luogo, come dico nel brano, diventa la nostra California percepita. È un modo per raccontare anche un’altra parte dell’America, una sorta di sogno americano legato agli anni ’90 che crescendo si perde, perché certe cose negative vengono a galla, si vanno ad analizzare certi aspetti negativi, un sogno che svanisce».
Cosa intendi per “California percepita”?
«È l’idea del sogno percepito, o comunque quel sogno non realizzato, quindi un’illusione. È un modo per raccontare anche un’altra parte dell’America, una sorta di sogno americano legato al mito degli anni ’90 che crescendo si perde. Passa il tempo e ti rendi conto che certe cose negative vengano a galla, si vanno ad analizzare certi aspetti negativi e il sogno di plastica svanisce».
Vedo che hai fatto un tour intenso, sei partito il 20 novembre da un luogo che amo ‘L’Ostello Bello Duomo” qui a Milano. Com’è andato il tour?
«È stato intenso, per certi versi un tour improvvisato, ho tirato fuori queste date in acustico, chitarra e violino con Giulia Emma Russo. Una mia carissima amica che ho invitato quest’estate per aprire con me la tappa siciliana del tour di Max Gazzè. Da lì le ho proposto di partecipare a queste date che avevo in mente di fare in autunno ed è stata un’esperienza molto bella. L’Ostello Bello è un posto intimo e pieno di spessore, quel palco, quelle pareti, tutto l’arredamento, sono felice di averci suonato. Poi siamo stati alla Rimbomba a Bertinoro, un luogo che non tutti conoscono ma a cui sono legato per diverse ragioni. Poi siamo stati a Roma al Charleston Club e a Torino, al Noor, nel locale di un carissimo amico. Il 29 dicembre si chiude al Monk di Catania, qui sarà un concerto full band».
Ti faccio una domanda: come nasce una tua canzone? Parti dal testo o dalla musica?
«Nel mio caso quasi sempre mi viene prima la musica, suono uno strumento e se c’è qualcosa che mi piace la registro. Da sempre le cose me le registro io, ci sono i pro e i contro nel fare le cose da indipendente, però ti dirò: è la fase più divertente, più bella, se l’idea mi piace la sviluppo, ho una valanga di materiale che sta lì ad aspettare che possa diventare qualcosa. Non lavoro da solo, ma con mio fratello Mattia, con lui facciamo un mix delle nostre idee. È curioso il modo in cui nascono le nostre canzoni, a volte capita che scriviamo insieme, altre volte, forse più spesso, capita che ci confrontiamo sulle cose alle quali abbiamo lavorato separatamente. Una volta stabilita la linea generale che, come ti dicevo in fase embrionale può avvenire separatamente, alla fine componiamo assieme».
Qual è il ricordo di te da piccolo. Quando hai deciso di fare musica?
«Devi pensare che a casa mia c’è sempre stata aria di musica: cd, vinili, cassette, gente che suonava, venivano musicisti a suonare con mio padre, quelli sono i miei primi ricordi. Poi alle medie ho scritto la mia prima canzone, avevo 11 anni, l’ho cantata alla festa di una mia compagna di scuola. La musica mi incuriosiva, poi pian piano ho cominciato verso i sedici anni con le prime band. Non ho più smesso, mi piaceva e mi piace inventare nuove canzoni, sicuramente, come ti dicevo, la fase di studio è la fase più bella, poi c’è l’aspetto live».
Che ricordo hai del grande, immenso, Franco Battiato?
«Bellissimo, artisticamente enorme, una persona che ho conosciuto bene negli anni da quando ero piccolo, una persona gentile, generosa».
Cosa stai preparando in questo momento?
«Ho sempre cose in lavorazione, non so bene ancora come muovermi nel 2025. Ho appena concluso un progetto con quattro ep, uno per ogni stagione con cinque brani, ho fatto questo lavoro, il primo si chiama autunno ’80, pubblicato nell’autunno del 2023. Poi è uscito ‘Inverno cenere’ con suoni più aperti reverberati. In primavera ho pubblicato ‘Aria’. Poi infine in estate abbiamo pubblicato l’ultimo ep con gli ultimo cinque brani, venti in tutto. Per il 2025 non so ancora come muovermi, ho la mezza idea di fare un secondo album. Il materiale e le idee ci sono».
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