Phil Bianchi

Phil Bianchi: «Per me è fondamentale che la musica sia sincera» – INTERVISTA

Phil Bianchi pubblica ‘Girandolemozioni’

Girandolemozioni‘ è il nuovo brano di Phil Bianchi, cantautore toscano appassionato di musica e viaggi. Il viaggio per Phil è il modo in cui l’essere umano parte per conoscere e soprattutto per esplorare sé stesso. Nel titolo la canzone nasconde un gioco di parole, è un viaggio nelle emozioni del cuore che diventano luoghi da esplorare e che, come girandole, ci mostrano le tante sfumature del nostro essere unici ed irripetibili. Il nuovo brano di Phil Bianchi è una riflessione intima dove il cantautore mette a confronto in una relazione, le distanze fisiche e quelle mentali che spesso, possono allontanare più dello spazio.

Un brano ricco di sentimenti, sensazioni, messaggi, contaminazioni e con la volontà di parlare d’amore attraverso una nuova prospettiva. Un brano che diventa per Phil un’esigenza, per raccontare e raccontarsi senza freni, con la musica come unico strumento per vincere le inquietudini e i momenti di smarrimento. Può l’amore resistere alla distanza? Possono le scelte di vita così differenti mantenere intatta una storia d’amore? Un viaggio nelle contrapposizioni, fisiche e mentali, dalla distanza, allo spazio e il tempo.Per Phil la musica è lo strumento per abbattere le difficoltà, per raccontarsi, per sfogarsi e vivere la vita pienamente, senza perdere la rotta. Sento Phil per un’intervista, per capire com’è nato questo suo brano e quali sono i suoi progetti futuri.

Ciao Phil, come stai? Ti chiedo subito: come mai la scelta di pubblicare adesso questo pezzo che hai scritto 10 anni fa? E inoltre, da cosa nasce il titolo di questo brano?

«È un po’ un mio modo di lavorare, sento il bisogno di vedere le cose dall’esterno, voglio avere la giusta lucidità per capire cosa stavo vivendo in quel momento. Mi viene naturale, poi arriva il momento di condividere il pezzo, devo come razionalizzare. Ad esempio con ‘Girandolemozioni’ la mia idea iniziale era “girando le emozioni”, come si girano i luoghi del mondo per ritrovarsi, per ritrovare sé stessi intendo. Poi è successo che in fase di produzione del brano sbagliassero a scrivere il titolo. In un secondo momento mi sono imbattuto in uno studio di Plutchik che è uno psicologo che ha elaborato una sorta di ruota delle emozioni che visivamente diventa una vera e propria girandola con i colori tra l’altro della della bandiera Lgbtq+. Le emozioni sono disposte come conseguenza l’una dell’altra. Questa coincidenza mi ha fatto scegliere per questo gioco di parole. In ‘Girandolemozioni’ c’è sia l’idea originaria del trovare le proprie emozioni, girando il mondo che l’idea di rappresentare la girandola di Plutchik. Alla fine diciamo che ho scelto l’ambiguità. La musica è il mezzo per ricercare quelle sensazioni che mi aiutano da sempre a stare meglio. ‘Girandolemozioni’, fa parte della mia storia, del mio percorso. L’ho tenuta per me a lungo. Racconta di un momento particolare della mia vita in cui sentivo determinate cose e la necessità di fissarle in qualche modo. In questo brano è come se le avessi incorniciate».

Mi piace fare sempre questa domanda agli artisti che intervisto per la prima volta: Che ricordo hai della musica da bambino? Cosa ti ha fatto decidere di fare questo per mestiere?

«Il mio primo ricordo è legato al pianoforte che c’è sempre stato a casa mia. Mia mamma aveva preso delle lezioni di piano da ragazza, lezioni che poi non hanno avuto seguito. A casa è rimasto questo oggetto che dagli altri era visto come un mobile. Io, che da piccolo ho sempre avuto un estro artistico mi divertivo a strimpellare su quel piano, a far finta di inventarmi delle canzoni, a cercare una melodia. Come ti dicevo ho sempre avuto un certo estro, da piccolo pensa che volevo fare il cuoco, finite le scuole medie avrei voluto iscrivermi a una scuola alberghiera, ma i miei avevano per me un altro progetto, sai i genitori sognano che i figli facciano l’avvocato o il medico, quindi mi hanno iscritto al Liceo. Poi ho continuato col mio sogno di fare musica, al Liceo ho formato una band e ci divertivamo coi miei amici a fare musica».

Tornando quindi alla tua prima passione: la musica, come nasce una tua canzone?

«È una domanda difficile, sono tante le cose che possono far scaturire la scrittura di una canzone, in genere sono i momenti tristi, che ne so, quando sono in uno stato d’animo al limite del pianto, per me la musica è sempre una forma di terapia, è una medicina contro le malattia dell’anima, quindi comincio a scrivere. Come ti dicevo, scrivo, poi lascio che le cose si sedimentino e poi, una volta che ne sono fuori e riesco a vederla in maniera oggettiva, la condivido con gli altri».

Qual è una canzone del repertorio italiano che senti tua e che avresti voluto scrivere?

«Ce ne sono tante, se sento un artista vicino a me è Luca Carboni. Le sue canzoni sono delle riflessioni, lui ha una vena più malinconia della mia, ma è una malinconia positiva, un po’ sono canzoni che hanno una sonorità da cameretta. Intendo come stato d’animo. Mi capitano quei momenti in cui sono fuori, da qualche parte, nella natura, sei contento, ma c’è quella cosa un po’ scura che ci si tiene dentro, quando stai bene ma sei comunque un essere umano soggetto a tutte le variabili possibili. Per me è fondamentale che la musica sia sincera e questa lo è. L’augurio che faccio a me stesso e a tutti è quello di potersi ritrovare».

Antonino Muscaglione, nasce a Palermo nel 1976. Da sempre appassionato di disegno, attento a dettagli, per altri, non rilevanti. "Less is more", avrebbe scoperto in seguito, diceva Mies Van Der Rohe. Consegue la Laurea in Architettura nella Facoltà d'Architettura della sua città. Vive in Lombardia, si divide fra progettazione architettonica e insegnamento. Denominatore comune delle sue attività è la musica, da sempre presente nella sua vita. Non può progettare senza ascoltare musica; non può insegnare senza usare la musica come strumento di aggregazione.