Kekko Silvestre annuncia uno stop e i siti che, da tempo, non parlavano più dei Modà, arrivano come avvoltoi per sfruttare la sofferenza altrui
È il 19 luglio, i fan dei Modà sono tutti pronti per celebrare quella che è una delle date più importanti del percorso della band milanese, essendo i dieci anni dal loro primo concerto a San Siro, e invece un post del frontman Kekko Silvestre fa crollare un po’ a tutti il mondo addosso. Perché c’è sì il ricordo dell’evento, ma c’è soprattutto la notizia che, per motivi personali, l’uscita del nuovo album già pronto (di cui vi avevamo parlato anche su queste pagine) è bloccata così come il tour collegato, oltre ai preoccupanti dubbi sulla prosecuzione della propria attività da cantautore.
Indice dei contenuti
- 1 Post che suggerisce un momento di grande difficoltà personale
- 2 Stampa che oscura le nuove pubblicazioni dei Modà e li mette in prima pagina solo in questo momento
- 3 Lo stesso Kekko, a Sanremo, ha denunciato il disinteresse della stampa nei loro confronti
- 4 Stampa che pensa solo oggi al seguito dei Modà, trattandolo con ipocrisia
- 5 Informazione che attira gli hater e non mostra una reale vicinanza
Post che suggerisce un momento di grande difficoltà personale
“Ciao a tutti romantici – si legge nel post pubblicato sulle pagine Facebook e Instagram dei Modà – manco da un po’ e vi chiedo scusa. Vi scrivo oggi a dieci anni dal nostro primo San Siro, un sogno che ci avete aiutato a realizzare e per cui vi saremo grati tutta la vita. Qualche mese fa vi avevo comunicato la fine dei lavori del nostro prossimo disco e l’inizio di quella che sarebbe potuta essere l’uscita e l’inizio del nuovo percorso live. Con voi sono sempre stato sincero e voglio continuare ad esserlo“.
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“Credo di avere bisogno – continua Kekko – ancora del tempo necessario per capire se in futuro potrò riprendere la mia attività discografica e di frontman, ma fino a quel momento non mi sento di poter promettere nulla. Mi scuso con tutti voi, e con i Modà (con cui siamo più uniti che mai). Ad oggi non posso fare altro che accettare questo momento e ascoltarmi, sicuro che mi possiate capire. Vi amo“.
Messaggio che suggerisce un momento di grande difficoltà personale vissuto dal cantautore, che da anni lotta contro la depressione, tema raccontato anche nel brano “Lasciami“, portato l’anno scorso sul palco di Sanremo.
Stampa che oscura le nuove pubblicazioni dei Modà e li mette in prima pagina solo in questo momento
Il post ha fatto, in breve tempo, il giro del web, venendo pubblicato da tutti quei siti che, invece, negli ultimi tempi, hanno sempre fatto una gran fatica a pubblicare notizie riguardanti i Modà. Sì, perché dal 2019 in poi, cioè da quando la band capitanata da Kekko Silvestre ha iniziato un nuovo percorso dopo la chiusura dei rapporti con l’etichetta Ultrasuoni e con l’ex manager Lorenzo Suraci, presidente di RTL 102.5, c’è stato un continuo tentativo di oscurare le loro nuove pubblicazioni sia da parte delle radio che dalla stampa.
Un esempio su tutti: a settembre hanno pubblicato un nuovo singolo, “Il foglietto col tuo nome“, un brano intenso, maturo, profondo, inserito nello stesso filone di “Lasciami” nel parlare della convivenza con la malattia, che fa perdere tanti momenti di vita (“E non è vero che son sempre stanco, e non è vero che non ho mai tempo, ho una soffitta piena di rimpianti dove vado spesso a sistemarne altri“), ma nessun quotidiano ne ha parlato. Così come non si è parlato del gran finale del tour celebrativo “Modà & Orchestra“, chiuso sempre a settembre in un’Arena di Verona sold-out, dopo 41 date e quasi 100 mila spettatori paganti.
Emblematico è poi il caso di Radio Italia che, tra tutti i singoli pubblicati dai Modà negli ultimi dieci anni, ne ha trasmesso solo uno (quello sanremese) e che, sul proprio sito, se escludiamo appunto l’occasione festivaliera, non pubblicava articoli riguardanti la band dal lontano 2016. Eppure, in questo caso, ha sentito l’esigenza di mettersi in prima linea per esporre in vetrina un momento di sofferenza.
Lo stesso Kekko, a Sanremo, ha denunciato il disinteresse della stampa nei loro confronti
Un continuo volerli ignorare di cui, l’anno scorso a Sanremo, durante la conferenza stampa richiesta ad ogni artista, ha parlato anche lo stesso Kekko denunciando il totale disinteresse della stampa nei loro confronti, anche quando si propongono con una grande varietà di contenuti che aprirebbe a discussioni e riflessioni interessanti: “Se non avessimo portato ‘Lasciami’ al Festival non l’avrebbe considerata nessuno. Noi portiamo gli argomenti, negli ultimi dischi abbiamo trattato di bullismo mediatico, del rapporto padre-figlio, di Alzheimer, di disagio mentale… ma nessuno di voi ne ha parlato“, ha detto rivolgendosi ai giornalisti.
Quegli stessi giornalisti che, invece, oggi stanno sfruttando un momento di difficoltà perché la sofferenza porta click. Non è un caso che, in questi giorni, cercando i Modà su Google, si assista alla fiera di titoloni acchiappa-click per eccellenza, che spesso esasperano e distorcono quella che è la realtà del post: “Kekko Silvestre dei Modà si ritira dalla musica“, “Kekko Silvestre dei Modà, un annuncio drammatico“, “Kekko Silvestre lascia i Modà“, “Modà, nuovo album rinviato, Kekko sta male” e così via.
Stampa che pensa solo oggi al seguito dei Modà, trattandolo con ipocrisia
Titoli fatti, appositamente, per colpire, prima di tutti, i fan dell’artista, a cui oggi si rivolge il pensiero con una certa ipocrisia. Perché i fan dei Modà c’erano anche quando, negli ultimi cinque anni, si poteva parlare dei due dischi di platino conquistati dalla band pur senza alcuna visibilità, delle tre tournée che hanno raccolto un totale di oltre 200 mila spettatori, di una hit come “Quel sorriso in volto” che ha totalizzato 37 milioni di ascolti su Spotify superando le 100 mila copie vendute, pur non essendo una canzone in linea con l’attualità musicale.
La stampa lo conosce il seguito dei Modà, l’ha visto anche l’anno scorso a Sanremo quando, con un televoto da settimo posto che gli ha fatto recuperare ben dieci posizioni rispetto al voto delle giurie, la band milanese ha dato conferma di avere ancora dalla loro parte una fanbase assai calorosa che, però, i media sfruttano solo quando ci sono da mettere in vetrina le debolezze ignorando, consapevolmente, tutto il positivo che non rientra nella narrazione che vogliono fare.
Il pubblico medio, così, considera i Modà spariti dal 2017 in poi ad eccezione della piccola parentesi sanremese, non conosce la loro nuova musica perché nessuno gliela fa ascoltare, pensa magari che i media l’abbiano voluta oscurare perché non è più interessante e non raccoglie più risultati quando, in realtà, abbiamo visto che non è così. Questo è il grande potere che hanno i media e che, talvolta, diventa pericoloso.
Informazione che attira gli hater e non mostra una reale vicinanza
Perché un’informazione simile attira gli hater che, da una parte, si sentono giustificati a sfogare nei commenti tutta la propria cattiveria, infelicità e frustrazione e, dall’altra, si avventurano in inutili, e dannose, teorie su ciò che ha scaturito il pensiero di mettersi in pausa. L’hater, per essere sconfitto, dovrebbe essere isolato, perché un cattivo messo in disparte perde il proprio potere e diventa inefficace. La stampa, invece, cavalca la sofferenza altrui per attirarli perchè più hater significano anche più click e commenti, e così li rende più potenti.
Per l’hater, la persona celebre che soffre è una persona che va derisa, insultata e umiliata e, quando la stampa oscura tutto il lavoro di un artista e gli dà spazio solo nel momento di debolezza autorizza, di fatto, derisioni, insulti e umiliazioni. L’unica immagine che può uscire da questo modus operandi è quella dell’avvoltoio che si avventa sulla preda in difficoltà. È solamente un voler fare visualizzazioni sulla pelle di chi soffre, e questa sensazione viene ancora più acuìta dal fatto che, in questi tre giorni, su X, nonostante questo proliferarsi di articoli, solo un giornalista abbia rivolto un messaggio di supporto pubblico nei confronti di Kekko: Giuseppe Candela di Dagospia.
Si pubblica, quindi, non per esprimere vicinanza e senza un reale interesse dietro, se non quello di attirare lettori, ma un artista che dichiara di non sapere se sarà ancora in grado di riuscire a fare il proprio lavoro non va sfruttato. Dovrebbe essere semplicemente sostenuto e aiutato ad essere messo nelle condizioni di poterlo ancora fare. Così, invece, non si fa altro che mancare di rispetto non solo all’artista, ma anche all’uomo.
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