Intervista al cantautore che racconta il suo nuovo singolo
Joe Barbieri, artista campano nel profondo, ha cominciato la sua carriera grazie all’invito del grande Pino Daniele a partecipare a Castrocaro. Gara che presto lo ha portato a salire per ben due volte sul palco del Teatro Ariston, partecipando per la prima volta a Sanremo nella sezione “Nuove Proposte” nel 1994, per poi tornarci nel 2000.
Joe ha all’attivo collaborazioni con importanti voci della musica italiana: da Giorgia a Tosca. Incide con l’amico Mario Venuti “Vita”, brano portato al successo da un altro duo di amici: Lucio Dalla e Gianni Morandi. Oggi Joe è in giro per un tour che fa tappa in molti teatri delle principali città di tutta Italia per celebrare i suoi trent’anni di attività, ci parla del suo nuovo progetto discografico e del continuo piacere che prova nel fare musica, per scoprire cosa c’è dietro l’angolo. L’album si apre con “Vulesse ‘o cielo”, l’unico inedito firmato dal cantautore partenopeo. Un incontro intimo ed interessante basato tutto sulla professionalità e sulla sensibilità di un artista con la A maiuscola.
Lo raggiungo al telefono per farmi raccontare il suo nuovo lavoro discografico dal titolo “Vulío”, un album – ci racconta lo stesso Barbieri – dedicato all’inviolabile totem della canzone napoletana.
Ciao Joe, come stai? Com’è stato immergersi in questo “totem inviolabile”, parole tue, della canzone napoletana?
«Ciao Antonino, sto bene, sempre a lavoro preso dalla mia musica. L’anno che si è appena concluso ha segnato diversi miei traguardi personali, ho compiuto da poche settimane cinquanta anni e l’anno scorso trent’anni di carriera. Io sono napoletano e ho sempre visto la musica partenopea con un certo rispetto, ma anche con un certo timore riverenziale, mi sono sentito al giro di boa, talmente è alta la mia ammirazione per questa musica che rischiavo di non cimentarmi in questo repertorio. Quindi per evitare che ciò accadesse mi sono approcciato a questo repertorio come uno che ha voluto compiere un imperfetto gesto d’affetto. La canzone napoletana ha una lunga storia, è andata oltre gli interpreti che l’hanno portata al successo ed è legata ai grandi autori che l’hanno scritta: Rodolfo Falvo, Enzo Fusco, Riccardo Pazzaglia, Pino Calvi, Nisa, cioè Nicola Salerno».
Questo tuo nuovo lavoro è stato anticipato da “Vulesse ‘o cielo”, unico inedito scritto da te e poi da sedici brani tratti dalla tradizione della canzone napoletana.
«Sì, l’album sarà completo ad aprile, per il momento abbiamo deciso di pubblicare “Vulesse ‘o cielo”, che è, dici bene, l’unico inedito pubblicato lo scorso dicembre. Poi a partire da gennaio abbiamo pensato di pubblicare quattro brani al mese, quindi da gennaio ad aprile saranno sedici tracce in tutto, sono appena state pubblicate: “Accarezzame” (di Nisa e Pino Calvi); “Lazzarella” (di Riccardo Pazzaglia e Domenico Modugno); “Dicetencello vuje” (di Rodolfo Falco e Enzo Fusco) e per chiudere questa prima pubblicazione “Cammina cammina” (di Pino Daniele)».
Da cosa nasce il titolo “Vulío”?
«Chi mi conosce sa quanto rispettoso pudore nutra nei confronti della Canzone Classica Napoletana. Un pudore che negli anni mi ha portato spesso a desistere dal toccare questo scrigno. Tuttavia, dentro di me ha sempre bruciato il vulío, una parola della mia lingua madre che io trovo bellissima, che significa “desiderio” e che ha a che fare anche con le ali del sogno, di ossequiare queste opere d’arte che da sempre hanno illuminato i miei passi di artista. Ed è per questo che oggi sento, come ti dicevo prima, sia arrivato il momento di rendere un dovuto e libero omaggio alla Napoli mia adorata».
Facendo un passo indietro, mi piace fare agli artisti che intervisto sempre questa domanda: in che modo hai cominciato a fare musica? Qual è il tuo primo ricordo? O qual è stato il tuo approccio con la musica?
«La musica mi accompagna da sempre, per me è come un’esigenza, il mio modo di comunicare, a casa dei miei si ascoltava molta musica. Il mio primo ricordo è legato ad una chitarra che mio padre mi regalò per la promozione dalla prima alla seconda media, ho cominciato da subito a strimpellare, pensa ho ancora scritta su un foglio, la mia prima canzone che scrissi all’età di 12 anni. Da lì non mi ha mai lasciato, certo, non credere, ci sono stati dei momenti difficili in cui ho pensato di dover mollare, il mio bisogno non è mai stato quello di perseguire un successo, ma un naturale bisogno espressivo, oggi mi sorprendo con lo stesso entusiasmo di quando ho cominciato.
Mi piace sempre guardare avanti, mi piace guardare al futuro senza cullarmi nel passato, non a caso ho da poco concluso un tour denominato “retrospettiva futura”. Sono felice delle cose che ho fatto, dei palchi che ho calcato, delle mie collaborazioni, ma mi piace guardare avanti e andare alla ricerca di sorprese che la musica mi può dare».
Bene, grazie Joe, grazie per questa chiacchierata, buona musica e spero presto di venire a vedere un tuo concerto.
«Grazie a te, stiamo pensando alle prime date del tour, si parte da Bari il 7 aprile, poi ci sarà una data a Napoli il 17 maggio e altre a cui stiamo lavorando, ti aspetto molto volentieri, un saluto ai lettori di Libera la Musica, a presto».
Qui il video di “Vulesse ‘o cielo” che è stato realizzato a mano dallo stesso Joe Barbieri, analogicamente, con la tecnica dello step motion, una sorta di animazione semplice che prevede di fotografare degli oggetti facendoli muovere appena ad ogni successivo fotogramma. È la storia minima di un fiore, che desidera essere uccello alla ricerca della leggerezza e della levità. Un racconto dell’eterno oscillare tra la solidità della propria natura e del potente richiamo del desiderio. È l’epico romanzo dell’amore, che sradica le montagne e muove i fiori.
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