Il racconto dell’umano attraverso il senso del fuoco
Con “Fuoco dentro”, il secondo singolo estratto dall’album “Un segno di vita” di Vasco Brondi, ci sembra di entrare totalmente nelle intenzioni del cantautore, quando dichiara di voler trovare “parole che normalmente non entrano nelle canzoni” per trasportare l’ascolto nella dimensione “di trasformare anche le canzoni in dei mezzi di trasporto, delle macchine del tempo e dello spazio, pieno di luoghi geografici, di storie, di persone in ricerca e quindi però stando dentro alla forma canzone”.
Indice dei contenuti
Il tema del fuoco in ‘Fuoco dentro‘
“Fuoco dentro”, impreziosito dalla voce e dalla penna di Nada, ritrova con il ritornello il nucleo centrale di tutto il testo e la conferma dell’enunciato nel titolo. Cosa ci salva dalla catena degli eventi voluti e subiti, progettati o imprevisti, se non l’energia vivissima e purissima del “fuoco” interiore? Come il magma di un vulcano, quell’energia rovente è pronta ad eruttare, modificando tutto ciò che incontra e facendo saltare ogni equilibrio. L’omeostasi, spesso soltanto apparente, alla quale ci aggrappiamo per non smarrire il senso (“E sei sopravvissuta perché Il fuoco dentro te bruciava di più Del fuoco attorno a te Sì, sei sopravvissuta perché Il fuoco dentro te brillava di più Del fuoco attorno a te”).
Il fuoco, è l’elemento ambivalente di ogni trasformazione: mentre brucia, salva e purifica; toglie dal buio ed illumina la parte interiore più profonda. È importante che questo elemento sia in equilibrio dentro di noi, perché, se fuori controllo, causa azioni di distruzione e aggressività, come le passioni o la violenza. Allo stesso modo, quando è carente, origina appiattimento, ripetitività delle azioni e mancanza di creatività.
Così, la protagonista della canzone di Vasco Brondi è la sintesi perfetta della persona dominata dal fuoco del fare e del progettare; che non ha paura di lasciare a metà le cose iniziate e di ricominciare, mostrando le sue ferite e interrogando anche gli oracoli sul futuro da non pronosticare fino in fondo (“Senti il temporale, l’estate passata prima di arrivare Ferite di guerra, i tuoi quadri lasciati a metà Lanci le monete dell’I Ching, tutta concentrata Ti sei rivestita, adesso è finita, non sei preoccupata Cambi ancora casa, è più rumorosa, ma più luminosa”).
E nel limbo dell’attesa e nello spazio fisico di una nuova casa (Sei ancora in attesa di qualcosa, di qualcosa”), lei stessa diventa il “posto” dove chi la ama può vedere come il mondo va a finire e trovare occasione per trovare altre sfumature di se stesso (“Mi chiami dopo un mese, dicono che accanto a te È il posto migliore per vedere se il mondo sta davvero per finire”).
Da qui, e soltanto così, si può imparare tutta la complessità del mondo di chi si ama, che declina nel suo modo di vivere, lasciando scorrere un tempo sospeso, ma per niente smarrito, proprio grazie a quelle fiamme divampanti che le bruciano dentro (“Cosa ti tiene sveglia, il viaggio in Thailandia sotto la pioggia La tua sacra brama di vita, Simone Weil che non vuole essere abbracciata Sei sola sul pianeta, sei contenta e perduta Sei l’unica a piedi in una città sconosciuta Sei tranquilla, sei povera, la vecchia casa dei tuoi se l’è ripresa l’edera”).
Sono le scelte fatte, gli schemi rotti e le aspettative disattese che consentono di cantare la libertà di essere (“Adesso sei libera, adesso sei libera Segui la strada che nessuno ti indica Segui la stessa logica senza senso, delle maree e del vento”) e quella di sognare nonostante tutto, trovando nelle tortuosità del mondo ancora qualche squarcio di poesia e la voglia di immaginare anche le cose non più possibili (“Scrivi ancora poesie in cui dici che niente ti manca Scrivi ancora poesie, con tuo figlio sulle ginocchia E dormi ancora nuda con la finestra aperta E sogni ancora tua madre con te in macchina, lì che canta“).
Il ritorno del fuoco in ‘Illumina tutto’
Di nuovo, divampa il fuoco in “Illumina tutto”, altro singolo dello stesso album. In questa occasione, Brondi evidenzia la qualità del fuoco di bruciare e di fare luce nella vita della protagonista Sara, una donna capace di credere (“Crede negli scontri degli astri, nei cattivi maestri Nelle vite, nelle morti dei santi Negli occhi dei cervi fermi davanti agli abbaglianti Crede nell’abbaiare dei cani e che non decidi tu i tuoi desideri Crede nel risveglio improvviso dei giardini e dei vulcani”) mentre va incontro alle incertezze del mondo reale (“Poi corre tra le cose che non sa decifrare Indecisa se aprire o chiudere il cuore”).
In questo Sara è animata dalla prospettiva di un mondo oltre gli schermi, al di là del tangibile, in cui ci sarà spazio per la speranza di nuovo amore (“Ma Sara troverà un di buona sorte E la fame, la sete di vita, le chitarre distorte Poi ritroverà l’amore e gli altri disastri Qualcuno che grida, “Arrivano i nostri”).
Consapevole della sua solitudine, visto che “i nostri” non arrivano mai, Sara sa di doversi arrangiare (“Credo in quegli occhi che non la fanno dormire E che ora che è sola si dovrà arrangiare”) e di poter contare soltanto sulla sua fame di vita e su quel fuoco in petto che un giorno le permetterà di aprire tutte le porte (“Ma Sara sfonderà tutte le porte E la fame, la sete di vita, un vecchio pianoforte E poi sentirà ancora un fuoco dentro Un fuoco che brucia, ma illumina tutto Che brucia, ma illumina tutto, illumina tutto”). Vasco Brondi, come Sara e come moltə di noi, “crede in chi viene dal niente Con i pronostici contro e un fuoco dentro”: quel fuoco, certamente, vorremmo che rimanesse acceso il più a lungo possibile!
Lascia un commento